Fausto Russo Alesi porta in scena Mumù con una potenza interpretativa rara, restituendo tutta la delicatezza e la crudeltà del racconto di Turgenev
La sua voce, molto intensa, crea un mondo di silenzi, obbedienze forzate e tenerezze negate.
L’attore riesce a trasformare una semplice lettura in un’esperienza emotiva profonda, dove ogni pausa e ogni respiro diventano parte della narrazione.
La storia del servo sordomuto e della sua cagnolina non è solo una tragedia personale, ma una riflessione universale sulla solitudine e sulla violenza del potere.
“Ma tutto s’abitua l’uomo” è una delle riflessioni più amare che emerge da questa lettura. L’autore indaga con profondità il destino dei servi della gleba in Russia, uomini legati alla terra non solo fisicamente, ma anche psicologicamente e socialmente. In quell’epoca non si era semplicemente lavoratori della terra, ma proprietà della terra stessa, appartenenti alla padrona come si appartiene ad un oggetto.
La figura del protagonista, un uomo muto, è fortemente simbolica: privo di voce, ma carico di umanità e desiderio. Viene strappato dalle sue radici e costretto a vivere un ruolo che non gli appartiene. Non ha gli strumenti per reagire, né culturali né sociali, eppure si adatta a suo malgrado. Questa “abitudine alla sottomissione” è una delle forme più sottili e crudeli della schiavitù.
Mumù rappresenta una guida. Attraverso il rapporto con lui, il protagonista riscopre un senso di possessione sano: possedere qualcosa per amore e non per dominio; tutto il contrario di quello che esprime la padrona, possedendo corpi e vite.
L’attore, con delicatezza e potenza, non ci dice cosa pensare: ci mette davanti delle immagini, delle azioni, e ci costringe a sentirle e a riflettere.
L’allestimento essenziale e la recitazione di Alesi tengono il pubblico sospeso, fino a un finale struggente e inaspettato.
Il pubblico ha avuto l’onore di partecipare ad uno spettacolo semplice, poetico e che lascia il segno.
In questo racconto, piccolo ma intenso, abbiamo visto una riflessione ancora attuale: su quanto l’essere umano possa adattarsi a tutto, anche alle ingiustizie, finché qualcosa o qualcuno non accende una scintilla di coscienza.
Anna Salandin, Marta Maria Roncari ed Elisa Viscuso
5AS, 5BE- Liceo S.M. Legnani
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