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Noi troveremo i luoghi delle peregrinazioni di
Ulisse il giorno in cui rintracceremo il
calzolaio che cucì l’otre dei venti di Eolo.
Eratostene

Marco Paolini porta in scena il suo Ulisse. In un tempo di dei ed eroi, Omero raccontava la storia di Ulisse. Oggi assistiamo alle innumerevoli odissee di uomini in balia di dèi che non vivono più sull’Olimpo ma hanno assunto le fattezze di un occidente artefice irrazionale e crudele del destino altrui.

Da alcuni anni Marco Paolini esplora il personaggio di Ulisse, i primi passi risalgono al 2003, nel sito archeologico di Carsulae, con le improvvisazioni musicali di Giorgio Gaslini e Uri Caine, e la scena di Arnaldo Pomodoro. Nel 2013, a Milano, all’interno di un ciclo di incontri parallelo alle repliche di Odyssey di Bob Wilson al Teatro Strehler, aveva proposto al pubblico una rilettura di quel lavoro. Oggi, con la collaborazione alla scrittura di Francesco Niccolini e la regia di Gabriele Vacis, quella narrazione ha trovato il suo centro negli dèi, burattinai del destino umano.

Il calzolaio del sottotitolo è l’aedo, che cuce la storia intorno al corpo e alla personalità di Ulisse come l’artigiano fa con un paio di scarpe. «I poemi della tradizione omerica sono la base del pensiero occidentale e del nostro comune sentire. La sfida è dare suono a quei libri, entrare in un flusso, in una “consonanza”, che ci permetta di ricreare l’in-cantesimo dell’originale. Omero racconta un’epoca di dei, semidei ed eroi. Oggi, le potenzialità che il progresso ci ha regalato fanno sì che siamo noi, occidentali, le divinità di questo mondo. Abbiamo un potere immenso che richiede un bilanciamento».

È un Ulisse che ha molto vissuto, viaggiato, sofferto quello al quale pensa Paolini. Un uomo ormai anziano, da più di vent’anni lontano dalla sua casa, Itaca, giunto quasi al termine della sua esistenza terrena, continua a essere un mentitore, ama celare la propria identità e, prima di parlare, riflette; ma quando parla, incanta.

«Sono stati da subito gli dèi al centro del lavoro – dice Vacis –, per una circostanza ai nostri occhi lampante: le grandi migrazioni alle quali assistiamo, le decine di migliaia di persone in fuga dalla miseria e dalla guerra verso il nord e l’ovest ci raccontano che siamo noi “gli dèi”: accogliamo, respingiamo, giochiamo con il destino altrui e, come le divinità omeriche, agiamo in maniera irrazionale e incomprensibile».

Informazioni:
di Marco Paolini e Francesco Niccolini
regia Gabriele Vacis
con Marco Paolini
e con Saba Anglana, Elisabetta Bosio, Vittorio Cerroni, Lorenzo Monguzzi, Elia Tapognani
musiche originali di Lorenzo Monguzzi
con il contributo di Saba Anglana e Fabio Barovero
scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco
aiuto regia Silvia Busato
luci Michele Mescalchin, fonica Piero Chinello
assistenza tecnica Pierpaolo Pilla, direzione tecnica Marco Busetto
prodotto da Michela Signori
co-produzione Jolefilm, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
con la collaborazione di Estate Teatrale Veronese e Teatro Stabile Bolzano

Spettacolo:
sabato 19 ottobre 2019| ore 21.00

Biglietti:
posto unico: 34 euro
gruppi organizzati: 26 euro