Giulio Cavallini

LA STORIA di ELSA MORANTE

Questo nostro spettacolo non ha l’ambizione di sostituirsi all’esperienza del libro, anzi sarà veramente riuscito se accenderà il desiderio di tornare al libro. Il nostro lavoro infatti non può che offrirsi, onestamente, come uno dei mille attraversamenti possibili di questo inesauribile scrigno di umanità. ln questo senso, nello spettacolo, il romanzo stesso è protagonista. Perciò abbiamo voluto portare in scena proprio l’esperienza di una mente che legge.
Abbiamo cioè provato a rendere spaziale la lettura, con la sua libertà e coesistenza di piani e punti di vista e con l’agilità di cambi spaziali e temporali… Insomma, abbiamo cercato di tradurre nel linguaggio del teatro ciò che ci accade nel confronto con la letteratura.

Abbiamo voluto anche che la Macchina teatrale fosse esplicitata e ben riconoscibile: il complesso disegno luci e il progetto sonoro danno vita a un impianto scenico che diventa vero protagonista, perché la grande Storia è un’enorme macchina artificiale, contemporaneamente scritta e subita dagli uomini. La Storia è un fato artificiale che si finge assoluto, un deus ex machina auto-proclamato che fa di noi ciò che vuole. Salvo poi essere continuamente relativizzato (quasi ridicolizzato) da una Sfera Naturale a esso ancora superiore, un colossale involucro vivente fatto di piante, animali e meccani che celesti tanto immani da ridimensionare perfino la Storia degli Uomini.
Il romanzo di Elsa Morante rivela questo paradossale gioco di scatole cinesi: l’individuo è contenuto nella grande Storia che tutti formiamo stando insieme; ed essa a sua volta è contenuta nella Grande Sfera Naturale, la Storia Atemporale e Universale; e tutto ciò è ricontenuto in un bimbetto di nome Useppe, finito in quanto infinito, infinitesimale in quanto divino, vittima in quanto supremo creatore. Un “essere minimo” che sente e comprende il linguaggio misterico di uccellini, cani, gatti, alberi, radure e cicli solari.

Al romanzo, scomodo ieri come oggi, si è rimproverato di non dare risposte. Non ci sono ideologie che possano indicare la via. Non c’è speranza di sciogliere l’enigma tra violenza e amore. Non c’è modo sicuro per distinguere davvero il carnefice dalla vittima. L’oscuro è mischiato continuamente con il luminoso e la vita è celebrata proprio nel momento in cui più ci si immerge nella sua fine.
Questa suprema contraddizione è il grande Scandalo, che Elsa Morante svela implacabile. ln questo noi riconosciamo il supremo valore politico di questo testo, che ci pone continuamente davanti alla complessità del reale. Non c’è semplificazione possibile, sembra dire, ecco la Storia nuda, per quello che è. E non ci sono vie d’uscita, né personali, né tanto meno collettive.

L’unica salvezza possibile, vien da pensare leggendo, è proprio quella commozione, quella cruda compassione che lo stesso romanzo genera nel lettore. Un seme di umanità? Un sentimento primario, mai compiaciuto, che rivela – nonostante l’orrore – l’amore per la Vita stessa e per questa bistrattata umanità. “Loro nun lo sanno, a Ma’, quant’è bella la vita”.
Questo seme di comunione che il romanzo pianta in noi non so cosa sia, ma probabilmente è un fiore e non un’erbaccia.

Fausto Cabra

LA STORIA
liberamente ispirato a La storia di Elsa Morante
edito in Italia da Giulio Einaudi Editore
drammaturgia Marco Archetti
regia FAUSTO CABRA
con Franca Penone, Alberto Onofrietti, Francesco Sferrazza Papa

produzione Teatro Franco Parenti

SPETTACOLO
Giovedì 5 marzo 2026 | ore 20.45
Rassegna PROSA

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Data

05 Marzo 2026

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Stagione 2025/2026

Categoria

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