OTELLO – Tournée da Bar

Intervista all’attore Davide Lorenzo Palla
Una chiacchierata in pieno stile Tournée da Bar

Sabato sera, 7 luglio, l’Arena Estiva di Casa Morandi ha ospitato lo spettacolo Otello. Riccardo Ricchetti, membro della nostra Redazione, ha incontrato e intervistato il protagonista di questa giovane compagnia.

Tournée da Bar nasce nel 2012 da un’idea di Davide Lorenzo Palla, che dopo aver a lungo lavorato come attore per Teatri Stabili e importanti compagnie, decide di mettersi alla prova fuori dai tradizionali luoghi di spettacolo.

Nel 2015 Tournée da Bar si aggiudica il premio CheFare, nel 2016 vince il premio nazionale RETE CRITICA come miglior progetto di comunicazione e si aggiudica i bandi OPEN e FUNDER 35.

Il loro progetto innovativo ha acceso i riflettori su un nuovo modo di concepire il teatro classico e, per questo, sta continuando a riscuotere un grande successo in tutta Italia.

Presentatevi al pubblico con tre caratteristiche che vi contraddistinguono

Le caratteristiche che contraddistinguono Tournée da Bar sono la passione per i grandi classici teatrali, la scelta di portarli in un contesto informale, al fine di riportare la gente a teatro. Oggi qui al Giuditta Pasta siamo in uno splendido mix, metà tra luogo informale e palcoscenico teatrale. La terza peculiarità è la musica dal vivo con il maestro Tiziano Cannas, che accompagna ogni rappresentazione.

Nel tuo percorso, Davide, come e perché hai scelto di dedicarti al mondo del teatro?

Io nasco in teatro. Mio padre era scenografo e, per questo, mi sono avvicinato a questo mondo fin da piccolo. Da bambino seguivo sempre gli spettacoli da dietro le quinte. È stata una grande fortuna che mi ha permesso di appassionarmi alla recitazione. Un giorno ho detto a mio padre: « voglio fare l’attore! ». Mio padre si è messo le mani nei capelli dicendomi: « ma sei proprio sicuro? » . Da quel momento ho studiato, ho frequentato la Paolo Grassi a Milano, mi sono formato e ho lavorato come attore in diversi teatri stabili e nazionali in giro per l’Italia. Negli ultimi anni, è nata questa avventura, cercando di riportare il teatro al pubblico e alle persone. Credo che il teatro, in fondo, debba essere popolare. L’obiettivo del nostro lavoro è quello di andare nuovamente alla ricerca del pubblico e riportare la gente in platea per godersi i grandi classici.

Questa sera proporrete un Otello totalmente rivisitato e alternativo. Come siete arrivati a concepire uno spettacolo così originale?

Premetto che Otello è uno dei testi che amo di più. Ho sempre desiderato interpretare il personaggio di Iago, ma appena finita l’accademia non è stato facile trovare un grande teatro disposto ad accogliere un mio spettacolo. In realtà, amavo tutti i personaggi. Mi piaceva Otello, Iago, però anche Cassio, Roderigo, Brabanzio. Alla fine mi sono detto: « faccio uno spettacolo in cui ce li metto tutti e li interpreto tutti io! » – ridendo -. Così è nato questo monologo. Ho deciso di immaginare di essere all’interno di una produzione enorme, in cui accompagno il pubblico in questo prodotto della mia mente. Non ero in grado di mettere in piedi una rappresentazione con quindici attori e, per questo, ho deciso di viaggiare all’interno del testo, visualizzando i dettagli di questo grande classico.

Cosa direbbe Shakespeare di questo Otello?

« I love you! I love you! ». Sono sicuro che gli piacerebbe. Il Bardo ci osserva. Shakespeare mi ha fatto sapere che è dalla nostra parte e che è giusto portare il verbo del Bardo al Bar. A parte gli scherzi, dico questo perché William Shakespeare scriveva i suoi testi per il Globe Theatre, il quale era realmente un luogo rumoroso, chiassoso, dove il pubblico mangiava, beveva. Non era un teatro silenzioso il Globe. Quindi, trovo giusto portare i suoi spettacoli in un posto in cui il pubblico può essere partecipe e direttamente coinvolto, abbattendo la “quarta parete”. Le parole di Shakespeare risuonano bene in un tipo di contesto partecipato, chiassoso, vivo. Lui è dalla nostra.

Ieri sera vi siete esibiti al Castello Sforzesco con il Mercante di Venezia, riscuotendo un successo strepitoso. Si direbbe che tu abbia quasi un ossessione per il Bardo. Perché concentrarsi proprio su Shakespeare?

Spero che questa ossessione svanisca. Per il momento, ci siamo molto focalizzati su Shakespeare, ma l’intenzione è quella di spaziare tra altri autori come Plauto, Moliere, Goldoni. Shakespeare nasce per quello che ti dicevo prima, cioè che i suoi testi rispondono perfettamente a quel contesto dove noi abbiamo deciso di esibirci. Sento nell’aria o un Goldoni o un Plauto… la butto lì.

Quando siete in scena, quanto conta il rapporto con il pubblico?

Tanto. I nostri spettacoli nascono in assenza di “quarta parete”, per cui il rapporto diretto con lo spettatore è fondamentale. Per me, fare questo mestiere significa tornare all’origine del racconto ed essere, come amo definirmi, un “menestrello moderno”. La cosa più bella che posso immaginare è di riuscire a raccontare con la stessa passione ed efficacia una storia come quella di Otello, sia solo io e te qua seduti ad un tavolino bevendo una birra, che davanti ad una platea di mille persone. È importante mantenere lo stesso tipo di sincerità e di rapporto “vis à vis”. Il teatro vive di tutto questo ed è proprio ciò su cui deve puntare.

Cosa ha il teatro in più del cinema?

Alla fine dello spettacolo posso scendere ad abbracciare uno spettatore, posso essere interrotto oppure può accadere l’imprevisto, cosa che al cinema non può avvenire. Noi esasperiamo questo aspetto al bar perché l’imprevisto c’è ogni sera. La forza del teatro è proprio questa: essere tutti insieme in quel momento, attori e pubblico. Un’altra caratteristica del teatro, secondo me molto poetica, è il fatto che sia l’arte più effimera che esista a questo mondo. Avviene solo in quel momento e poi svanisce. Se provi a vedere il video di uno spettacolo teatrale tendenzialmente è una schifezza. Si vive insieme, in quell’istante. È come costruire un enorme castello di carte, che poi tiri giù e non c’è più. Ti ci sei impegnato tantissimo e per moltissimo tempo, come i monaci che fanno dei disegni stupendi nella sabbia e poi li cancellano. Tu ti chiederai: « che senso ha? Il teatro che senso ha? ».

Cosa avete voi rispetto alle altre compagnie che tentano di stravolgere opere monumentali come quelle shakespeariane?

Rispetto agli altri abbiamo la nostra visione, il nostro mood, il nostro mondo. Forse una specificità è quella che i nostri spettacoli nascono in contesti diversi. Otello, ad esempio, è nato in un contesto informale, poi si è specificato di sera in sera. Adesso siamo alla centotrentesima replica e ogni volta continuiamo a lavorare e tentare di migliorare lo spettacolo. Il Mercante di Venezia, invece, è sorto in teatro per il teatro.

Oggi il mestiere dell’attore affascina molti giovani. Un consiglio per chi vuole intraprendere la carriera teatrale?

Studiare. Il talento ci può essere, ma senza lo studio non si arriva. La formazione è necessaria e, insieme a questa, la curiosità della vita. Bisogna diventare delle spugne nei confronti dell’ambiente circostante, cercando di carpire dei dettagli, che poi si possono riportare nel proprio lavoro.

Se Davide Lorenzo Palla è stato in grado di trascinarvi nel suo mondo fatto di immaginazione, fantasia e un pizzico di follia, non vi resta che immergervi nell’atmosfera di Tournée da Bar.

Intervista di RICCARDO RICCHETTI

 

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1 commento
  1. Oscar
    Oscar dice:

    Complimenti per l’intervista, continuate così ragazzi non mollate, siete Voi il ns.futuro è da come vi siete approcciati devo dire che siete sulla buona strada.
    Grazie del Vs. Prezioso contributo

    Rispondi

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